Riaprire i Navigli
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Da LiberoQuotidiano edizione Milano del 2 agosto, articolo di Claudia Osmetti.

02 agosto 2017

I privati pronti a mettere i soldi sul progetto dei Navigli riaperti.
Gli imprenditori rivogliono i corsi d’acqua,ma resta la paura della burocrazia.

Riaprire i canali navigabili di Milano potrebbe anche essere un’operazione a costo zero per le casse di Palazzo Marino.
Ne è convinto Roberto Biscardini, architetto, ex segretarioregionaledelPsi, ma soprattutto presidente dell’associazione meneghina “Riaprire iNavigli”.
Come? Coinvolgendo nell’operazione i privati, che potrebbero vedere in questo progetto un business vantaggioso.
Un parere sarebbe già stato chiesto anche ai cinesi proprietari di Inter e Milan.
«Per le pure opere, al netto dell’Iva, bisognerà sborsare circa 200 milioni di euro, stiamo mettendo a punto un’analisi socio-economica che permetterà di sgravare l’importo dai conti di Milano e di ampliare la rosa dei finanziatori». Come a dire: piazza Scala non dovrà rivedere il bilancio, quei corsi d’acqua in pieno centro potrebbero essere supportati da altri.
E cioè: dagli stanziamenti europei, dalle sottoscrizioni popolari e da un piano di project financing studiato ad arte. Per questo lavoro di numeri e tabelle Biscardini ha chiesto anche l’aiuto della Fondazione Cariplo: «L’idea è quella di mettere assieme un sistema innovativo in grado di sgravare l’amministrazione pubblica e di far rientrare, nel più breve tempo possibile, la ricchezza prodotta».
Tramite la valorizzazione immobiliare degli stabili a ridosso dei Navigli,ma anche la produzione di energia elettrica e delle pompe di calore.
«Siamo solo alle prime battute»,ammette Biscardini che comunque sta lavorando alla creazione di un grande workshop sul tema per i primi di ottobre, «ma abbiamo già preliminarmente contattato diverse realtà come l’Unione del Commercio, la lega delleCooperative, la fondazione Aem».
Intendiamoci, di carte bollate e contratti sottoscritti non c’è ancora nemmeno l’ombra, ma l’intenzione è di quelle buone.
«Se rimaniamo nella logica del bilancio pubblico allora è ovvio che il Comune avrà come priorità la sistemazione, per esempio, delle case popolari», racconta il diretto interessato, «ma se cambia l’ottica, se iniziamo a parlare di guadagno e di investimento, allora si modificano pure i rapporti iniziali».
Tradotto significa che lo scoperchiamento dei Navigli non porterebbe nessun rialzo delle tasse cittadine, non andrebbe a intaccare i conti annuali di Palazzo Marino, ma sarebbe comunque fattibile.
«Nel 2017,a cinque anni dalla nascita della nostra associazione, ci siamo concentrati proprio su questo aspetto. Non è marginale, anzi è fondamentale: proporre un finanziamento nuovo, con modelli economici innovativi, è possibile». Tanto per capirci: Biscardini e i suoi, forse a mo’ di provocazione o forse con l’intento di spillare davvero qualche euro per il sogno della Milano navigabile, hanno provato a chiedere aiuto anche ai cinesi che nei mesi scorsi hanno investito tanto nelle squadre di calcio della città.
«Ci hanno risposto che il progetto è interessante, ma che prima vogliono vedere realizzato almeno qualche tratto. Al di là della battuta questa è una risposta emblematica: i grandi finanziatori privati temono l’incognita della pubblica amministrazione, è il settore che va riformato e non bisogna procedere secondo le normali procedure, ma pensarne di specifiche».
Può sembrare quasi un’impresa impossibile, ma a conti fatti il discorso fila. Che per la riapertura si possa contare anche sull’aiuto di Bruxelles, in fondo, l’aveva affermato persino l’eurodeputata di Forza Italia, Lara Comi, e proprio sulle pagine di questo giornale. Che i milanesi e le grandi società, invece, possano decidere dimettere
del loro non è una semplice utopia: quando (diciamo quando e non se, rimaniamo
degli inguaribili ottimisti) la cerchia dei canali della Madonnina sarà riaperta ci sarà guadagno per tutti.
«A cominciare dai cittadini», chiosa Biscardini, «Area C, per dirne una, è stata creata con lo scopo di limitare il traffico dentro i Bastioni. Se il traffico gommato dovesse subire uno stop perché alle auto verranno preferiti i traghetti non avrebbe nemmeno più senso avere un ticket per il passaggio in macchina». Della serie: anche gli automobilisti saranno accontentati.
«L’associazione “Riaprire i Navigli” si sta impegnando proprio su questo fronte», taglia corto, «vogliamo parlare col Sindaco e con i responsabili comunali. Regione Lombardia si è dimostrata disponibile a finanziare la nostra ricerca economica, che potrebbe in futuro essere utilizzata anche per altre infrastrutture».



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