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RISPONDO COSÌ A GIANNI BELTRAME di Roberto Biscardini

11 marzo 2015

Riaprire i Navigli contro ogni forma di nichilismo. Questa è l’unica risposta sintetica che mi sento di dare all’architetto Gianni Beltrame e a tutti coloro che sembrano non credere più nella capacità della città di innovarsi, di cambiare e di migliorare. La visione di Beltrame sull’argomento è drammaticamente catastrofica. Così si è espresso dalle pagine di Arcipelagomilano: “Attorno ai Navigli non c’è quasi più niente da vedere e da ricordare. La città negli anni si è ricostruita, cancellando quasi al cento per cento quei luoghi storici legati ai Navigli, ecco perché riproporre dei piccoli canali così come pensati nel progetto in atto, porterà solo degli squallidi tagli nell’asfalto di una città che non richiama più ambienti e luoghi suggestivi.”
Un’immagine di Milano da suicidio, che cancella di fatto la realtà e i suoi valori, disconosce tutto il centro storico, dal Duomo alla più alta concentrazione di palazzi, chiese, università, parchi urbani che ancora insistono lungo il percorso della storica “fossa interna”, ma soprattutto cancella quell’immagine positiva e dinamica che di Milano non solo hanno i milanesi, ma buona parte del resto del mondo. Beltrame sembra non cogliere che il progetto di riapertura dei Navigli non ha come obiettivo la riscoperta di una città del passato che certamente non può ritornare, né men che meno la realizzazione di un canale qualsiasi nella città attuale, ma la realizzazione di una grande opera per una città nuova. Al pari di ciò che succede in molte città europee e del mondo nelle quali i corsi d’acqua per le funzioni del domani vengono non solo accuditi e curati, ma anche “riscoperti” con interventi nuovi.


L’associazione Riaprire i Navigli, e lo spiega bene nel suo ultimo volume, ha ben chiaro che il progetto nelle sue linee strategiche (la forma dell’architettura nelle sue diversificate espressioni verrà dopo), non è un’opera nostalgica alla riscoperta di una Milano del passato, ma un grande progetto che guarda al futuro, che recupera il valore dell’acqua come elemento di rigenerazione urbana, che introduce a Milano un processo di moltiplicazione di fattori economici e ambientali nuovi, per un nuovo paesaggio urbano. Per una nuova città appunto.
Beltrame attribuisce a tutti coloro che credono nel progetto di riapertura dei Navigli l’appellativo di “scoperchiatori facili”, ma non si domanda come mai nonostante i suoi sforzi quarantennali tesi alla riqualificazione dei Navigli esistenti non sia accaduto quasi niente.
Come mai gli “imbellettatori facili” di cui Gianni Beltrame è stato un grande esponente nel passato hanno fallito? Noi, una risposta ce la siamo data: senza la ricostruzione del sistema unitario dei Navigli che si realizza dando continuità funzionale all’intera rete proprio attraverso la riapertura degli otto chilometri dei Navigli mancanti in Milano, non ci sarà riqualificazione vera dall’Adda al Ticino mai. Né a Milano, né fuori. E questo lo hanno capito bene i cittadini milanesi e lombardi.



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